Sere cantate...

Sono le 15 e 50 quando il treno locale lascia la stazione di Mestre. Un breve viaggio e saremo a Treviso, ove degli amici di famiglia si sono gentilmente offerti di accompagnarmi e venirmi a prendere al Palaverde (altrimenti difficilmente raggiungibile con i mezzi pubblici). 20 minuti di treno e neanche mezz'ora d'auto per raggiungere il palasport ove si terrà il concerto. Mi congedo e raggiungo i cancelli. C'è un po' d'aria ma il sole batte ancora forte. Sono appena le 4 e 45 ma ci sono già delle persone. Riconosco qualcuno, le stesse ragazze dell'anno scorso (che ascoltano la stessa cassetta). Inizia l'attesa davanti al "solito" cancello.

Dopo neanche un'ora la prima sorpresa: la security ci fa indietreggiare, portandoci in un punto di forte corrente d'aria. Ma non è finita: poco dopo ci comunicano, senza mezze parole, che da li non si entra. Dal cancello da cui per anni ci han fatti entrare e davanti al quale ci eravamo dunque messi in fila (fila ormai cresciuta) non si passa. E dove si passa allora? Sembra che non lo sappiano nemmeno loro. A seguito delle proteste ci fanno spostare vicino ad altri cancelli, dove però c'è già della gente. Risultato? Gli ultimi saranno i primi, cosè chi è arrivato dopo di noi entrerà prima e noi, dovendo fqare un giro lungo (perché non hanno intenzione di aprire *tutti* i cancelli!) finiremo per essere davvero gli ultimi!

In questo clima di confusione arrivano le 19 e si preannuncia l'apertura. Un cartello (lontano e piccolo) annuncia che verranno aperti anche i cancelli più prossimi a noi. E' solo una mezza consolazione visto che a questo punto, comunque, molta gente arrivata *dopo* entrerà *prima*. E cosè succede, infatti: nella confusione più totale, fra poliziotti che contengono la folla, movimenti di massa e gente che rischia di sentirsi male, si entra. Una corsa ed ecco il palco! Non raggiungo una posizione ideale ma mi piazzo comunque abbastanza vicino (ben più di quanto pensassi nelle ore precedenti).

A questo punto una considerazione: se i Pooh vogliono aprire i propri concerti alle famiglie (e a Treviso c'erano molti bambini) dovrebbero veramente chiedere più cura e maggiori garanzie dall'organizzazione locale. Quello che è successo al Palaverde è stato molto brutto, soprattutto nei confronti di un pubblico educato e tranquillo come quello che va ai loro concerti.

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Immagine del concerto
La nuova struttura del palco. In alto il "solito" rullo luminoso.

Immagine del concerto
Coreografie d'impatto grazie alle piattaforme idrauliche.

Immagine del concerto
Luci negli occhi e chitarra di Dodi nelle orecchie: che forza!

Immagine del concerto
Ciao a tutti e grazie!

Foto di Antonio da Basilea

Comunque sono dentro. Quest'anno, per cambiare, ho scelto di posizionarmi alla destra del parterre (guardando dal palco). Vedrò il concerto dal lato di Stefano e Red. Il Palaverde ha l'aspetto di sempre e fortunatamente è abbastanza caldo. Mentre le gradinate ed il parterre si riempiono, inizio ad osservare il palco. La passerella centrale non c'è più, sosttuita da una "prua": in effetti, come diranno poi gli stessi Pooh, quest'anno il palco assomiglia alla punta di una nave (il Titanic? :-) ). C'è una parte alta, ove trovano posto, su due pedane mobili, tastiere e batteria, una parte (che verrà usata per alcune canzoni che richiedono strumenti più piccoli) e la già menzionata "prua", immersa nel pubblico, che ospita il consueto pianoforte/tastiera di Roby. Ai lati due colonne con in cima degli... strofinacci (!) che nascondono probabilmente l'impianto audio.

L'attesa trascorre lentamente fra un brusio di persone. Non ho trovato nessuno con cui scambiare due chiacchiere. Va beh, non può andare sempre bene. Mi guardo attorno, immaginando chi sarà seduto nella sezione 'vip', quella centrale rialzata. Intanto sul palco passano veloci luci e prove tecniche dell'ultim'ora. Verso le 20 inizia la musica, utilizzata sia per provare il sistema di amplificazione, sia per abituare il pubblico all'alto volume. La scelta dei brani... sembra pensate per accontentare me! "Who wants to live forever", l'immancabile "My hearth will go on" (ma sentirlo con quell'impianto è un'esperienza!) e Miss Sarajevo, degli U2 e Pavarotti (anche questa, con quelle casse, resta impressa...).

Alle 21 e 20 finalmente il buio. I potenti fari sulla scala che va dalla alle altre parti del palco si illuminano (e ci accecano). L'enorme moneta d'oro di "The best of Pooh" fa la sua comparsa a centro palco (dove resterà per tutto lo spettacolo). Colpi di batteria (o d'ascia?), poi le luci s'accendono all'unisono e la folla esplode per l'entrata dei quattro. Grazie agli effetti ottici dati dalle luci il palco ed i Pooh ora appaiono più vicini di quanto non siano realmente. E si inizia, tutti insieme, con "Brava la vita!"

Ancora una volta la macchina della musica è partita. Siamo un'unica entità e 10mila allo stesso tempo. Tutti insieme, accomunati dalla passione per gli stessi artisti, per le stesse parole, note. E cantiamo, incuranti della notte, del mondo al di fuori di quel palasport, mondo che forse vorremmo portare li, amici che vorremmo con noi a condividere quesata gioia. E le luci illuminano i Pooh, e noi salutiamo i Pooh, e le luci illuminano noi e loro ci salutano. Un cenno, un gesto, ma è abbastanza, è un contatto.

E scorrono le canzoni. Non importa se sei stanco, si canta, in coro, tutti assieme. Ricorderò questo concerto soprattutto per quanto ho cantato, per quanto tutti assieme abbiamo cantato dall'inizio alla fine. Tre ore, 40 e più canzoni, intonate da un unico grande coro. Siamo usciti stravolti, forse più di loro. I Pooh si alternano e poi sono abituati. Noi no e abbiamo cantato tutto.

"Brava la vita", "Giorni infiniti" (con il celeberrimo "...GO!" di Roby), "La mia donna" (grande, grandissimo l'assolo di Dodi), "Cercando di te" (Red gioca in casa a Treviso e canta col pubblico, immerso fra noi). Lo spettacolo procede fra intermezzi di presentazione e brani storici come "Anni senza fiato" che ho pienamente compreso solo quest'anno, sentendolo eseguire li, con loro sul palco. Bellissimo il momento in cui Stefano, sceso sulla prua, ha iniziato con "c'è la nostra batteria che va da sola ed io mi siedo in mezzo a voi...". Chissà avrebbe mai pensato di cantarla davvero in mezzo a noi come in quel momento!

E sempre Stefano ha emozionato e commosso con l'interpretazione di "50 primavere". A seguito un grande momento corale con i Pooh sulla punta della prua, Dodi alla chitarra e noi a cantare e tenere il ritmo di "Notte a sorpresa" e "Canterò per te". Ancora musica, ancora emozioni ed effetti speciali (luci e gli splendidi disegni generati dai riflettori Clay Paky) con "Parsifal". Finimondo per "Non lasciarmi mai più", cantata con ancora più energia da noi che da loro (...e non potrai fermare queste mani! Quando fra mezz'ora sarai qui!). Ancora emozione con il ritorno del medley strumentale che tanto avevo apprezzato l'anno scorso (quello che comprende "Il ragazzo del cielo" e "Risveglio"). Curiosità ed applausi per il nuovo arrangiamento de "L'ultima notte di caccia" con Stefano e Red in prua a battere poderosi tamburi, Dodi alla chitarra acustica e Roby a centro palco che con la tastiera simula un cristallino suono esotico. "Fa che Radio Italia trasmetta il concerto che questa la voglio registrare!", ho pensato. E di li a 15 giorni sono stato accontentato. Gran finale del primo tempo con tre successi ormai consolidati: "Uomini soli", "La donna del mio amico" e "Amici X sempre"!

Ci aspettano due bis: il primo, eseguito a centro palco con una tastiera e una batteria più piccola, è un medley di canzoni anni 60 e 70 (citazione d'onore per l'arrangiamento ritmatissimo di "Pronto, buongiorno è la sveglia") che si conclude con "Buona fortuna" e "Non siamo in pericolo".

In attesa del secondo bis mi guardo attorno. I potenti fari del palco accentuano e riducono la loro luminosità ciclicamente e si si riflettono contro i muri del palasport. L'effetto è bellissimo, sembra d'essere in una stanza illuminata da un immenso focolare, dà una sensazione di intimità. Ma non è una stanza e non è intima. Siamo 10mila estranei, insieme per tre ore, poi prenderemo strade diverse e torneremo alle nostre realtà. Siamo, forse. In questi attimi c'è una tale fratellanza, una tale vicinanza fra le persone che si dimentica dove ci si trova e basta una luce diversa per liberare la fantasia e immaginare ambientazioni surreali.

Tornano i Pooh sul palco. Ringraziamenti ai tecnici, un saluto agli spettatori più piccoli (e ce n'erano davvero molti!) e un appello che mi ha molto colpito per la raccolta di fondi per aiutare un neonato nato con un grave difetto visivo e che va operato in Inghilterra. E poi ancora musica, il gran finale. Pooh raccolti sulla prua del palco con Roby al piano. Loro suonano e noi dobbiamo cantare. Ormai non c'è più voce, non c'è più forza, ma il coro non si ferma. E ancora un'emozione: 10000 persone insieme a cantare "Infiniti noi", che pure non è nè recente nè facile. Quel "che ti serve ormai...", cantato da noi, echeggia ancora nella mia memoria e mi emoziona ogni volta che ci penso.

Ancora pochi brani: "Tanta voglia di lei", "Pensiero", "Chi fermerà la musica", poi le note di "Ancora fra un anno" segnano un altro arrivederci. Mani che si protendono, cenni, applausi, saluti. "Ancora tra un anno".

Commento

Magnifico concerto, una scaletta celebrativa di trent'anni di carriera ancora migliore di quella dello scorso tour (che seppur bella era troppo legata all'ultimo album, proposto per intero), successi e canzoni meno note ma sempre bellissime. Tecnicamente lo spettacolo è stato ineccepibile: luci vivaci e con colori forti, oltre ai favolosi proiettori Clay Paky in grado di dar vita a coloratissime forme geometriche sul fondo ed ai bordi del palco.

Buono anche l'audio: da anni i Pooh collaborano con la Outline alla ricerca di soluzioni per offrire qualità anche nei palasport, ambienti in cui l'acustica non è delle migliori. A onor del vero preferisco quasi l'impianto dell'anno scorso. Questa volta le casse, sospese, offrivano un effetto stereo molto ridotto, "stretto".

In conclusione, un grande spettacolo, perfetto sia tecnicamente che nei contenuti. I Pooh hanno suonato al meglio e si vedeva chiaramente che erano in buona forma e contenti di trovarsi li. Anche Dodi, in passato un po' più "sulle sue", quest'anno sembrava aver ritrovato la voglia di essere Pooh.

Come chicca, trattandosi della prima del tour, sono state eseguite alcune canzoni non ripetute poi negli spettacoli successivi (si saranno accorti che lo spettacolo durava troppo... per loro?!?) ) come "In diretta nel vento". In più, un po' di telecamere per i TG regionali. Niente diretta come l'anno scorso, comunque alcune telecamere ci hanno ripresi ugualmente. Forse avremo un posticino nella videocassetta in uscita per quest'inverno? Chissà, per ora... arrivederci Pooh e grazie per le emozioni che ancora una volta ci avete regalato!

La scaletta

Scaletta del tour invernale "The Best Of Pooh" tratta dall'esibizione del 6/4/98 al Forum di Assago e trasmessa da Radio Italia.
Inizio del concerto: ore 21:00 circa, fine: ore 23:45 circa.

Durante la prima dello spettacolo a Treviso (21 Marzo 1998, Palaverde) sono stati eseguiti anche i brani "In diretta nel vento", "Se c'è un posto nel tuo cuore" e "Incredibilmente giù".

Saluti di Stefano, Dodi, Roby e Red.

Intervento di Red e presentazione del brano successivo assieme a Roby.

Intervento di Stefano e introduzione al brano successivo.

Introduzione di Dodi al medlay suonato con voce, chitarra e ritmato dagli applausi del pubblico.

Intervento di Dodi e introduzione al brano successivo.

Medley strumentale:

Intervento di Roby e introduzione al brano successivo.

Bis parte 1

Ringraziamenti dei Pooh.

Bis parte 2

Ringraziamenti di Stefano agli sponsor e alla casa discografica; appello umanitario di Red per la raccolta di fondi per un bambino; saluti di Dodi agli spettatori più giovani e introduzione di Roby al finale acustico.

Le foto presenti in questa pagina sono state realizzate da Antonio da Basilea durante la tappa del tour a Milano il 6 aprile 1998. Ringrazio Antonio per avermene consentito l'uso.