Back from nowhere
Un racconto scritto da Gabriele Favrin
(luglio 2007)
La storia
Ed era passato un anno.
Un anno da quei giorni di novembre, dicembre, gennaio e via così. Un
anno da quella notizia che l'aveva proiettata dal sogno all'angoscia.
Il suo migliore amico, il centro del suo mondo, colui che per lei era stato
amico, fratello e oltre... quel ragazzo era caduto, si era fatto male, era
grave.
In breve la notizia si sparse e tutte le persone che tenevano a lui seppero.
Seppero e piansero. Seppero e tremarono. Seppero e pregarono.
Seppero ed entrarono nel vortice di emozioni che affronta chi attende che
Dio, un miracolo o la scienza risveglino un angelo la cui vita è
congelata in un profondo sonno.
Passò il Natale e fu freddo, gelido. Le loro città piangevano
lacrime di pioggia sotto cieli bui. Passò Capodanno e la luce del
nuovo anno illuminò la scintilla del dubbio.
E il dubbio si fece incertezza, paura mista a sconforto. E la scintilla si
fece luce accecante in un giorno di primavera, in una telefonata che
infranse tre anni di vita: non era vero. Lui non stava male. Lui non stava.
Lui non era mai stato.
Lo sapeva. Da un anno lo sapeva, l'aveva accettato anche se ancora combatteva contro le proprie emozioni. Lui non c'era mai stato ma le mancava. Per lei era morto. O forse era partito per un posto lontano senza PC. Comunque lui c'era stato e le mancava.
Quella notte le mancava di più. Stava vivendo un periodo davvero
felice: era estate ed aveva amici che le volevano bene. Cosa chiedere di
più?
Eppure quella notte non riusciva ad addormentarsi. Non faceva troppo caldo,
anzi la temperatura era perfetta ma lei continuava a girarsi nel letto e
ogni volta che chiudeva gli occhi era come se una voragine le si spalancasse
nell'anima.
Non c'era nulla di concreto. Non c'era mai stato con lui. Solo sentimenti. E
quelli le mancavano. Affetto? Sostegno? No, non era in grado di definirli.
Era un miscuglio magico che per tre anni l'aveva fatta sentire protetta e
che da un anno era venuto meno e che lei non era mai davvero riuscita a
sostituire. E quella notte le mancava. Almeno fino a quel momento.
Il cellulare emise un suono. Lei si alzò, sbattè la testa contro il mobile come al solito, con la vista offuscata dal sonno e dalla botta riuscì a intravedere un messaggio. Era inconfondibilmente suo. Non di chi l'aveva impersonato. No. Era suo. Come era possibile?
Lui non era mai esistito e la persona che gli aveva dato vita gli
assomigliava, scriveva come lui, sembrava un po' lui ma non era lui. E certo
non le avrebbe scritto quella frase in piena notte. Scoppiò in
lacrime per la tensione. Si nascose sotto le lenzuola e pianse fino ad
riaddormentarsi, sperando in cuor suo di svegliarsi e scoprire che era stato
un sogno, che aveva dormito per tutta la notte e fuori ora c'era un bel
sole.
Invece pioveva. E il messaggio era ancora li. Il numero era il suo. Il nome
anche. Certo, non l'aveva mai sostituito nella rubrica. Avrebbe significato
separarsi, accettare la verità. Accettare che lui non era morto e
neppure partito. Lui e tutti i loro dialoghi, lui e tutte le sue parole, lui
e tutto il suo affetto erano stati un'illusione, un castello di cristallo
nato sulla sabbia di uno stupido blog, per gioco, per una prova, forse per
affetto, ma sempre un'illusione.
Stava per scagliare il telefono a terra dalla rabbia quando si sentì attraversare da un'emozione che non provava esattamente dal novembre del 2005, alla vigilia dell'incubo. Pace, protezione, affetto, comprensione e sostegno. Per un attimo dimenticò tutto ciò che aveva vissuto da allora: le notti d'inverno spese a piangere, i giorni d'estate passati fuori casa per riprendersi quei tre mesi di vita, gli amici a cui si era legata per non essere sola. Poi la nuova scuola, i nuovi amici, quel ragazzo... Per un attimo fu tutto spazzato via e si ritrovò con un filo di voce a invocare il nome di chi le aveva dato tanto in passato.
E lui le rispose. Non con le parole, non con un lampo di luce come nei
film. Le rispose accarezzandole l'anima, regalandole tutta la protezione e
l'affetto con cui l'aveva aiutata a crescere in quegli anni cruciali.
Si svegliò e c'era il sole. Era serena come non lo era stata da
tempo. Si sentiva appagata, tranquilla, dentro di lei scorrevano fiumi di
pace e un po' di adrenalina. Aveva voglia di affrontare ciò che la
giornata le riservava, tranquilla e sicura avendo accanto qualcuno che la
sapeva capire e consigliare, che le voleva davvero bene e non l'avrebbe mai
fatta piangere appesa a un telefono.
Guardò il cellulare e oltre al messaggio della sera prima ne era
arrivato un altro. Era un appuntamento a un momento successivo.
Inconfondibilmente scritto da lui.
Tranquilla ma decisa ad andare in fondo d'istinto chiamò quel numero.
Un brivido gelò la sua pace. Il numero era stato disattivato.
Restò interdetta. Passò in rassegna nervosamente la rubrica e
scorse il numero di chi per anni aveva dato vita al suo sogno. Caspita,
vero! Le aveva scritto da poco per dirle che aveva perso il cellulare e che
poteva usare quel nuovo numero, se mai avesse voluto scriverle. E
perché? Lei non era lui, non lo era e non lo sarebbe mai stata.
E ora non ce n'era bisogno. Lui era tornato.
Non capiva come e razionalmente era impossibile... ma si era stancata di
essere razionale. Fino a ieri le era mancato l'affetto avuto da una persona
mai esistita, oggi doveva respingere l'affetto che una persona inesistente
le stava dando?
Si diede un pugno in testa, andò a lavarsi i denti e iniziò la
sua giornata.
Stava bene e lui era di nuovo con lei. Questo era l'importante.
Fra se e se penso che sarebbe stato meglio non dire niente a nessuno:
aveva solo paura che potesse svanire. Era felice ma non capiva cosa stesse
succedendo.
Lui era di nuovo con lei.
Non resistette a nasconderlo a lungo e così scoprì che non era
la sola a vivere quelle emozioni. Lui era tornato per tutti e a tutti stava
nuovamente regalando ciò che per anni aveva già dato loro.
Anche a chi l'aveva impersonato. Per tutti il primo contatto era stato un
"messaggio" e poi pian piano si erano resi conto di averlo sempre
con loro, nella loro anima.
Faticò ad accettarlo ma lui era tornato ed era di tutti e con tutti.
E scoprì che tutti avevano scelto di accettarlo senza farsi domande... anche se morivano dalla voglia di capire.
Non lo incontravano in chat come era sempre successo, nè lo vedevano, nè gli parlavano. Era lui a parlare loro, dal profondo del cuore. Bastava che si trovassero per un istante soli con sè stessi. Durante un viaggio in auto, andando in parrocchia, spostandosi in treno verso la scuola, rannicchiandosi in lacrime dopo l'ennesima lite al telefono... I rumori del mondo si attutivano e lui parlava al loro animo. Trasmetteva la pace, la serenità. Il perdono per chi non aveva mai saputo perdonarsi. E dava a tutti un grande senso di gratitudine.
Per cosa, si chiedevano.
Per esistere, rispondeva loro.
Le domande trovavano risposta dal profondo, come in una preghiera, ma non era una preghiera. Alcune delle persone che ormai da giorni vivevano quell'esperienza non credevano in niente. Altre erano profondamente cattoliche. Eppure tutti, dalla Sicilia alla Lombardia, dal Piemonte al Veneto e alla Puglia, stavano riabbracciando una figura che era stata importante, se non determinante, per le loro vite.
Lui esisteva davvero ed era sempre esistito.
Lo avevano creato loro. Era nato da una fantasia, una necessità. Il
dolore e la rabbia l'avevano quasi annientato ma qualcosa era sopravvissuto
e con il tempo aveva accumulato sufficiente forza per tornare a loro. La
malinconia e la nostalgia che tutti provavano avevano alimentato e
rinforzato una forma di vita di un piano superiore al loro. Il paradiso? Il
mondo delle anime in attesa di nascere? Era una risposta fuori dalle loro
possibilità di comprensione. Forse Lui sarebbe nato di li a poco.
Forse sarebbe rimasto con loro. Forse...
L'incantesimo si spezzò una sera in chat.
Chat, quel luogo di incontro dove tanto veniva costruito e tanto veniva
distrutto. Dove le menti si incontrano e possono creare ben oltre il reale
ma possono anche distruggere. La difficoltà di accettare quanto
stavano vivendo e di trasportare nella vita di tutti i giorni l'essenza di
un amico che si manifestava in modo certo più intenso ma altrettanto
diverso; la diffidenza e l'incapacità di abbracciarsi e volersi bene,
accettando le diversità e superando gli errori passati. Tutto questo
esplose all'improvviso una sera e lasciò ben poco, come tante altre
discussioni in passato li avevano feriti e allontanati.
Insieme l'avevano creato e quando non riuscirono più a stare tutti insieme, lui svanì.
Restò loro, per pochi attimi, l'eco di un affetto lontano ed il pianto di un bebè. Forse, pensarono ingoiando la tristezza per quell'occasione perduta, forse è andato a dare gioia a qualcun altro. Forse qualcosa di buono resterà nonostante noi e i nostri limiti.
Ciao ned e grazie...
FINE
Nota bene: questo racconto è proprietà esclusiva dell'autore. E' vietata la riproduzione e diffusione anche parziale del testo su altri siti web senza previa autorizzazione scritta. Il racconto può essere proposto ai bambini come recita o come semplice lettura in qualsiasi ambito (casa, scuola, centri di sostegno e ricreativi, strutture di solidarietà, ospedali, ecc) purché senza finalità di lucro. Mi farebbe piacere sapere dove e come viene raccontato, quindi scrivetemi!